Origini di Arlecchino

La maschera considerata il simbolo di Bergamo

Arlecchino è una famosa maschera della Commedia dell'Arte che la tradizione vuole sia di origine bergamasca.

Inizialmente era il tipo del servo sciocco, ma in seguito il personaggio divenne più scaltro e intelligente.

Nella metà del 1400 il popolo italiano applaudiva le compagnie girovaghe che animavano feste popolari e carnevali. Furono gli attori di queste compagnie a dar vita fra il '500 e il '600 alla commedia dell'arte: arte si intendeva come mestiere, perchè gli attori erano professionisti. Entrarono così in scena personaggi che rappresentavano caratteri e ruoli sociali, simboleggiati anche da maschere sul volto, oggi a noi noti come maschere di carnevale. Insieme a Balanzone (il medico saccente) e a Pantalone (il mercante taccagno), Arlecchino (il servitore stupido), diventò uno dei più popolari, forse perchè faceva più ridere. Anche Brighella è una maschera bergamasca; agiva spesso in coppia con Arlecchino, del quale è però più ingenuo, facendo quindi spesso le spese delle spacconate dell'altro.

All'inizio si chiamava anche commedia dell'improvviso poichè si improvvisavano le battute su un copione sommario e fisso; la trama era un pretesto per divertire il pubblico. Ma nel 1745 il commediografo veneziano Carlo Goldoni, con opere come "Arlecchino servitore di due padroni" avrebbe poi offerto ai personaggi della commedia dell'arte un nuovo pubblico: quello borghese. Il copione divenne un vero testo teatrale, che raccontava vizi e virtù di ricchi mercanti e furbi popolani (tra cui il nostro Arlecchino).

L'origine della maschera di Arlecchino viene fatte risalire alla figura dello Zanni bergamasco (versione veneta del nome Gianni, molto diffuso tra i contadini del lombardo-veneto da dove venivano la maggior parte dei servitori dei nobili e dei ricchi mercanti veneziani). La carriera teatrale di Arlecchino nasce invece a metà del '500 con l'attore di origine bergamasca Alberto Naselli, la prima persona, di cui si abbia notizia, che abbia interpretato il personaggio.

Il costume è costituito da un abito a triangoli multicolori, completato da maschera nera, cappello di panno chiaro e dalla caratteristica spatola detta "batòcio".

La compagnia folclorica Arlecchino Bergamasco porta nel suo nome le origini della maschera, valorizzandone la figura quale elemento centrale del proprio spettacolo.

Il "Ducato di Piazza Pontida" ha donato alla città di Bergamo il monumento di Arlecchino. Si tratta di una statua dell'artista Mario Gotti, che fu inizialmente collocata, in tono goliardico, sopra la fontana di Largo Rezzara in città bassa (nei pressi della sede ducale). Successivamente trasferita nei giardini della Provincia, è stata definitivamente posata davanti all'Urban Center di Piazzale degli Alpini alle porte della città bassa con solenne cerimonia nel novembre del 2011.

La poetessa dialettale Carmen Fumagalli Guariglia ha scritto una canzone in bergamasco musicata dal famoso maestroTito Oprandi, che racconta le origini di Arlecchino e la sua storia.

Articolo a cura del prof. M. Vailati

Raffigurazione parigina di Arlecchino della fine del '500

La statua di Arlecchino nella sua collocazione originaria vicino a Piazza Pontida

Cerimona della posa della statua di Arlecchino con il duca Bruno Agazzi e il sindaco Tentorio.