Le maschere di Bergamo

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Brighella

La maschera di Brighella ha origini bergamasche, come il compare Arlecchino; anch'egli come zanni è servo astuto e opportunista, campione nell'ordire intrighi, malizioso e furfante, lascivo e crudele, ladro e insolente, e all'occasione ubriacone e assassino. La sua lealtà e di facile acquisto da chiunque, suo padrone e non; abile consigliere degli innamorati.

Nel corso degli anni il vestito cambiò molte volte, fino a raggiungere quello che fu l'attuale divisa di Brighella. La larga gonna bianca orlata di verde della maschera originaria lasciò il posto a una casacca indossata sopra ampi pantaloni decorati con nastri verdi. A completare l'abbigliamento era poi un mantello con passamanerie dello stesso colore.

Accessori vari arricchivano l'insieme: un bastone (il «batocio», vale a dire lo strumento utilizzato per rimestare la polenta) che in seguito si trasformò in uno spadino, un'ampia borsa di pelle, entrambi attaccati a una cintura, e un berrettone bianco i cui profili richiamavano, nella foggia e nel colore, quelli del vestito. Le scarpe e la cintura sono variamente raffigurate o color giallo o color cuoio. La mezza maschera di tinta verde-oliva, che lasciava intravedere uno sguardo licenzioso, comprendeva un naso aquilino ed era indossata sopra una folta barba, nera e irsuta, e su un bel paio di baffi da cavaliere pettinati e rastrelliera.

Il modo di parlare e di gesticolare erano sicuramente più sobri del più atletico Arlecchino, il Brighella nel corso degli anni migliorò nel carattere e mitigò le proprie scelleratezze. Brighella deriva dal appellativo «brigare» che è proprio una delle caratteristiche del personaggio, infatti ancora oggi si usa dire «fare il brighella» cioè comportarsi in modo poco serio, fare il burattino.


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Gioppino

Gioppino è forse la più antica maschera bergamasca anche se qualcuno lo fa risalire all'ottocento. Il suo aspetto fisico è indimenticabile: sfoggia, infatti, tre Gozzi prominenti che sono solito definire le sue granate o splendidi coralli, lì esibisce cioè non come fossero difetti fisici ma veri e propri gioielli che al figlio Bortolì de Sanga spetta di perpetuare.

Più abile a trattare con le mucche che con le donne, Gioppino era sposato con Margì di cui si dichiarava innamoratissimo sebbene ricercasse, quando poteva, la compagnia d'altre donne.

Era il tipo del contadino amante del vino e della buona tavola, dal pensiero elementare ma efficace a trarlo d'impiccio e talora aiutato dal corto bastone che gli serviva a girare la polenta ma anche a convincere chiunque ostacolasse i suoi piani.

Vestiva una rozza giubba rossa orlata di verde, una camicia aperta fino a scoprire il ventre, pantaloni scuri alla zuava e un cappellaccio nero e informe.


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Margì

E' la compagna di Gioppino, di cui lui si dichiara innamoratissimo. Pietro Ruggeri da Stabello scrisse per il Giopì innamorato una serenata per la sua Margì, che ebbe un grande successo popolare.

La famiglia di Gippino è costituita dalla madre Maria Scatuléra, dal padre Bortol Söcalonga, e dal figlio Bortolì